La realtà virtuale crea una illusione di possibilità, nascondendosi dietro lo schermo si ha la sensazione di potere tutto e che si possa fare a meno delle regole sociali come il rispetto reciproco.
Il mondo di Internet crea condizioni favorevoli per un ambiente dissociante dove l’umiliazione dell’altro e la critica senza ragione, diventano attività senza pensiero, di persone desiderose di potere ed attenzione, spesso senza una vera consapevolezza delle conseguenze, non solo legali ma anche psicologiche.
Vengono chiamati “haters”, quegli utenti che generalmente disprezzano, diffamano o criticano distruttivamente una persona, un lavoro o un concetto.
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Ma perché un hater diventa un hater?
In uno studio condotto da Shachaf e Hara nel 2010, gli autori hanno descritto i comportamenti degli haters come reazioni alla noia, alla ricerca di attenzione, vendetta, piacere e desiderio di fare un danno alla comunità, verso la quale si percepiscono come outsider o addirittura come oppositori.
Non è da escludere tuttavia che il comportamento aggressivo online sia anche legato a specifici tratti di personalità.
In uno studio online del 2014, Buckels e colleghi hanno intervistato 1215 soggetti esaminando i loro profili di personalità e il loro stile comunicativo su internet. In generale i ricercatori hanno trovato una correlazione positiva tra i tratti di personalità narcisista e machiavellica, tratti psicopatici, personalità antisociale e personalità sadica. In particolare, l’associazione più forte che è emersa da questo studio è quella tra l’utilizzo di commenti negativi, distruttivi e i tratti di personalità sadica.
I comportamenti negativi online verrebbero quindi messi in atto per il puro piacere di farlo e il fenomeno potrebbe esser descritto come la manifestazione quotidiana online dei tratti sadici che le persone tendono a non esprimere nella vita reale.
Coerentemente, secondo un’altra ricerca di Craker e March (2016) è risultato che la sensazione principale ricercata dagli haters è quella di sentirsi potenti dall’aver arrecato danno ad altri.
Educare alla comunicazione virtuale consapevole è dunque di fondamentale importanza, non solo per prevenire i comportamenti “di odio virtuale” in chi li agisce, ma soprattutto per fornire degli strumenti di comprensione del fenomeno degli haters e di protezione della propria autostima, a tutti coloro che navigano in internet o utilizzano dei social network, giovani ed adulti, poiché sempre potenzialmente esposti ad attacchi virtuali.
Bibliografia
Bauernschuster, S., Falck, O., e Heblich, S. (2010). Social capital access and entrepreneurship. Journal of Economic Behavior e Organization, 76(3), 821–833.
Craker, N., e March, E. (2016). The dark side of Facebook: The Dark Tetrad, negative social potency, and trolling behaviours. Personality and Individual Differences, 102, 79-84.
Shachaf, P., e Hara, N. (2010). Beyond vandalism: Wikipedia trolls. Journal of Information Science, 36(3), 357–370.